L’arte giapponese in mostra al PAC
Siete mai stati al PAC di Milano?
Un buon motivo per andarci in questo momento è per visitare la mostra Japan. Body Perform Live – Resistenza e resilienza nell’arte contemporanea giapponese, in corso fino al 12 febbraio.
Curata da Shihoko Lida e Diego Sileo, l’arte giapponese in mostra al PAC mette al centro la visione degli artisti giapponesi del corpo e il suo legame con la società, l’ambiente e la tecnologia.
C’è l’opera video Love/Sex/Death/Money/Life del collettivo Dump Type di Kyoto, in cui le parole scorrono in bianco e nero su una parete a led affrontando temi importanti per il Giappone.
Ci sono le immagini di Mari Katayama, che posa come modella in scenografie meticolose composte da oggetti, tessuti, pizzi, ricami e luce naturale.
O ancora l’installazione Empty Body di Chiharu Shiota, una successione di abiti bianchi sospesi per aria, oggetti simbolici che rimandano alla presenza umana, seppur assente, circondati da fili tesi neri che rappresentano i legami tra un essere umano e l’altro.
Japan. Body Perform Live: arte giapponese in mostra al PAC
Sono in totale 17 le opere di arte giapponese esposte al PAC di 17 artisti di età differenti: 9 donne, un collettivo e 7 uomini nati tra gli anni Venti e gli anni Ottanta del Novecento.
Japan. Body Perform Live è un percorso che mette insieme pittura, disegno, scultura, fotografia, video e tessuti.
Cambiano i materiali e le tecniche espressive, ma in tutti è evidente l’attenzione per temi come la natura, l’identità, la vita, il corpo e le sue espressioni/manipolazioni.
Una sezione particolare, la Project room, è dedicata al lavoro di Igort, fumettista e intellettuale a tutto tondo. Dal titolo Il muschio e la carne. Anatomia dei sensi nel Giappone guida il pubblico nell’universo culturale nipponico grazie a una serie di tavole estratte dai suoi taccuini giapponesi, testimonianze del suo vissuto sull’isola del Sol Levante.
Quello che emerge vedendo la mostra è l’estrema precisione degli artisti, l’attenzione al dettaglio, all’uso di tecniche e materiali tratti dalla quotidianità, la fedeltà alla tradizione, alle consuetudini, ai riti.
Medesime caratteristiche che possiede uno dei materiali più caro a noi e alla tradizione giapponese: la carta washi.
Anch’essa caratterizzata da una tradizione millenaria, resistente e leggera al tempo stesso, usata in diversi ambiti, dalla moda all’arredamento, alle decorazioni.
E, come si può vedere in mostra, anche nelle opere d’arte. L’installazione della vocalist e performer Ami Yamasaki, infatti, usa carta strappata e piegata simile a origami per ricoprire grandi aree dello spazio in forma di ali e di onde.
Noi siamo di parte perché amiamo la carta e la cultura giapponese, ma siamo certi che questa mostra non vi lascerà insoddisfatti.