Edizioni d'arte

Edizioni d’arte: l’intervista d’autore
FRANCO SCIARDELLI, QUELLO CHE CONTA E’ LO STAMPO!

Leonardo Sciascia, che con lui lavorò a lungo, diceva che Franco Sciardelli era uno degli stampatori più appassionati che conosceva, “forse il più appassionato, se mettiamo in conto la sua onestà e il suo non infrequente lavorare in perdita”: un artista-artigiano, aggiungeva, che “fa cose che gli piace fare per sè e per gli amici”. E Ferdinando Scianna, che oggi occupa lo studio accanto al suo, al pianoterra di una vecchia e bellissima casa-corte lombarda, in un quartiere defilato nella “loro” Milano, una volta ha scritto che “il padre lo avrebbe visto bene prete, ma Franco ha preferito abbracciare un altro sacerdozio, quello del torchio e dell’inchiostro”. Infatti per Franco Sciardelli “fare” libri è una religione che professa da quasi 50 anni – oggi ne ha 78 – con fede assoluta, passione e rigore.
Stampatore ricercato ed elegante, e collezionista esigente e originale, Sciardelli ha sempre trafficato coi libri, con la carta, con le parole, con l’arte: ha stampato acqueforti, litografie e xilografie, ha pubblicato volumi preziosi e perfetti, in edizioni esclusive e tirature limitate aricchiti da disegni e fotografie di grandi artisti, e ha messo insieme una raccolta personale di testi sulla storia della grafica e dell’editoria da far invidia a studiosi e bibliofili.
Sempre con quel gusto, e quell’occhio, che hanno fatto la fortuna e la carriera di questo siciliano di nascita e lombardo acquisito che della sua Palermo ha ereditato l’eleganza e della sua Milano ha assimilato l’operosità.

Carta e inchiostro: un destino per lei.

Negli anni Cinquanta quando mi stabilii definitivamente a Milano, dopo il liceo iniziai facendo diversi mestieri: fattorino in un’azienda dolciaria, impiegato in una ditta di oli minerali… ma intanto già mi piaceva leggere e acquistare libri, naturalmente senza alcuna pretesa collezionistica… a un certo punto mi ritrovai a raccogliere i libri più strani, quelli che mi incuriosivano di più, o per il testo, o per il libro in sè: una copertina originale, un formato particolare, un titolo bizzarro… Mi ricordo un testo di Sant’Agostino, trovato su una bancarella, sulla verginità e le vergini… non ho mai capito se lo presi perchè mi aveva accattivato la copertina, o per il titolo che pensavo pornografico…

E il passaggio da comprare i libri a stamparli, come é venuto?

A un certo punto me ne andai dalla ditta per la quale lavoravo e rilevai una vecchia cartolibreria, in via Palermo, a Milano, era la fine degli anni Cinquanta.
C’era un passaggio interessante: venivano i figli di Guido Ballo, Montale era un mio cliente…. Sul retro c’era un locale vuoto e ci feci una piccola galleria d’arte che chiamai “Del Mulino”, che organizzava mostre e incontri. Così cominciai a conoscere l’ambiente culturale milanese.

Di fronte a me c’era un tipografo e collezionista d’arte che stampava per tutti i pittori d’avanguardia e mi fece conoscere Manzoni, Castellani, Giovanola…

Poi si trasferì a Brera.

Si, il Comune mi diede lo sfratto e andai a Brera, proprio di fianco al bar Giamaica: un quartiere che negli anni Sessanta ospitava tutte le gallerie più importanti, fu il vero centro culturale della città, vivace e creativo. Conobbi la segretaria di Alberto Mondadori, che aveva dato vita al Saggiatore. Mi disse: “Perché non apri una galleria con libreria annessa? E così feci. Organizzavo presentazioni di libri, conferenze, mostre…

A un certo punto acquistai un torchio calcografico e iniziai a “pasticciare” con carta e inchiostro, e a divertirmi: provai a tirare stampe d’artista, incisioni… e scoprii che mi piaceva. Negli anni Settanta mi trasferii ancora, in via Ciovasso. E qui quello di stampatore è diventato un vero lavoro per me, mo con un’attenzione per le incisioni e le litografie destinate al libro. Il primo fu un racconto con incisioni di Domenico Cantatore, un pittore e illustratore che insegnava a Brera, legato al movimento artistico Corrente, amico di Quasimodo e Carrieri… Poi conobbi la madre di Arnaldo Badoli, un pittore morto giovane in Russia, in guerra, che mi mostró dei bozzetti e delle lastre incise realizzate dal figlio: mi piacquero e volevo valorizzare quell’artista, e così feci un libro con le stampe delle sue incisioni accompagnate da una serie di testi di artisti che lo avevano conosciuto, come Carpí, Guttuso, Treccani… E come capita in questi casi, mí sono ingolosito: finito un libro volevo farne un altro: subito dopo feci i Carmina di Catullo e li stampai con acqueforti di Antonietta Viganone, mia moglie… E non mi sono piú fermato.

Lei ha fatto tutto sempre con molta cura, prendendosi i suoi tempi: in 45 anni circa di lavoro poco più di cento libri…
Ho fatto quello che mi piaceva, quando ne avevo voglia. Le grandi passioni vanno gustate con parsimonia, non bisogna ingozzarsi.

I suoi libri piú belli?

Come faccio a scegliere? Mi vengono in mente alcuni libri d’arte, come il Lianto por Ignacio Sánchez Mejias di Federico García Lorca con acqueforti di Luciano Minguzzi, che stampai per l’editore Cerastico nel 1969, o La strega e il capitano di Leonardo Sciascia con incisioni di Aligi Sassu che pubblicai come Sciardelli editore nel 1989. Oppure il Philobiblon, il famoso testo di bibliofilia del 1344 di Riccardo De Bury, con le tavole xilografiche di Mimmo Paladino che feci nel 1996, o La leggenda della monaca di Victor Hugo coi disegni di Alberto Manfredi… e poi tutti i libri fotografici con le immagini di Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Cartier Bresson…

Si dice che ancora più preziosi dei libri che ha stampato nella sua carriera siano i libri che ha collezionato nella sua vita.
Non so se sono preziosi. Però ci sono molto affezionato. A parte quelli che mi regalavano gli amici quando pubblicavano qualcosa, come Bianciardi o Consolo, Bufalino o Sciascia, i libri per me sono sempre stati soprattutto strumenti di lavoro, libri che mi servivano e che dovevo leggere per stamparne io di ancora piú belli: é così che ho iniziato a raccogliere libri d’arte a cui ispirarmi, manuali tipografici da studiare, testi di storia dell’editoria, di grafica, di fotografia, volumi sulla stampa d’arte, insomma tutto ciò che riguarda la storia del libro…

E alla fine, accumulando libri che parlano di libri, mi sono trovato a vivere in mezzo alla carta e all’inchiostro… Dove sto molto bene, peraltro.

di Luigi Mascheroni