Si parla spesso di incisione. Ma cos’è davvero la tecnica dell’incisione? In cosa consiste?
Lo abbiamo chiesto a chi, da cinquant’anni ormai, lavora in una stamperia e ha visto l’evolversi delle varie tecniche e forme espressive che rientrano sotto questa definizione: Moreno Chiodini.
Buongiorno Moreno e grazie per averci concesso il tuo tempo. Sappiamo che tieni molto alla tecnica dell’incisione. Vuoi raccontarci qualcosa di quest’arte?
Quando, oramai 50 anni fa, ho messo per la prima volta piede in una stamperia d’arte, ero un pivello in tutto e di arte e artisti sapevo meno di niente, di stampa d’arte ancora molto meno.
Avrei dovuto dire quando ho messo naso perché, ancor prima di scendere (la prima stamperia che ho frequentato era in un seminterrato), l’odore degli inchiostri mescolato a quello dei solventi e degli acidi saliva veloce e ininterrotto per quella ripida scala a chiocciola, e passando attraverso le narici si fissava per sempre alla gola.
Per fortuna oggi la situazione è molto differente, l’avvento di prodotti meno invasivi, l’attenzione alla salute dovuta a una maggior consapevolezza ecologica permettono una vivibilità migliore per tutti, anche per gli stampatori.
Sono convinto che passeranno ancora molti anni prima di nuove e per ora avveniristiche scoperte che possano rendere completamente atossica una stamperia d’arte, se mai potrà esistere. E spero che questo non renda il lavoro sempre più omologato e appiattito. Situazione che purtroppo già mi sembra di intravedere, ma mi dico sempre che è la differenza generazionale a portarmi questi cattivi pensieri.
Quando ho cominciato, le varie tecniche “tradizionali” di stampa d’arte erano considerate già in declino, ma se confrontate allo stato in cui si trovano oggi, ai tempi erano ancora in un eden dorato.
Esistevano centinaia di stampatori professionisti e decine di stamperie e il lavoro era molto intenso. A volte le tirature non venivano portate a termine subito perché non c’era il tempo per accontentare tutte le richieste e si rimandava la prosecuzione delle copie ai “tempi morti”, che però non esistevano. Poi, con il sopraggiunto avvento di sempre più facili e perfette lavorazioni industriali, l’avidità di galleristi, artisti e anche di stampatori, si è cominciato a produrre in serie non più manualmente ma meccanicamente. Solo che i “furbetti” del momento non dichiaravano quello che facevano e così la credibilità di un intero settore in poco tempo si è dissolta, provocando come unica conseguenza la sua quasi completa estinzione. A questa in tempi più recenti ha contribuito anche la diffusione incontenibile di immagini di ogni tipo e la facilità di produzione e riproduzione, oramai quasi completamente virtuale. E tutto questo ha modificato per sempre i metodi di fruizione e il gusto estetico di tutti noi.
Per fortuna i giovani artisti incisori oggi non nascondono più l’intenzione di usare e osare in questo campo e in pochi anni stanno portando a compimento una vera rivoluzione a base di sperimentazioni ardimentose e contaminazioni preziose.
Allo stesso tempo anche il mercato guarda con interesse e accetta sempre più volentieri questi nuovi tentativi di “serialità differente e sostenibile”.
Mi piacerebbe che una regola di base diventasse la norma di tutte le stampe d’arte, comunque siano prodotte, indifferentemente dalla tecnica, dal supporto o dalla divulgazione: un unico criterio deve essere sempre uguale e onestamente condiviso ed è la veritiera dichiarazione del metodo di realizzazione.
Quanti tipi di tecniche di incisione esistono? Caratteristiche e differenze.
Per rispondere e questa domanda in maniera esaustiva occorrerebbe più di un libro. Consiglio di cercarne uno buono e attenersi a quello per le basi. L’esperienza personale farà il resto.
In questa occasione mi limito a elencare pochi e schematici generi. Tutte le tecniche di incisione si possono suddividere in dirette e indirette, in cavo e in rilievo. E tanto per non nascondere la testa sotto alla sabbia per non vedere quello che è la realtà oggi, inserirei anche le tecniche manuali, fotomeccaniche e digitali, questo per limitarci a quelle di realizzazione delle matrici.
Se poi vogliamo coinvolgere anche le tecniche di stampa, direi a palmo o a velo, a secco o con rulli, offset o digital fine art, serigrafia o risografia… Ognuna di queste tecniche ha caratteristiche proprie e propone risultati diversi, conoscerle tutte richiede parecchio tempo e tanta esperienza pratica. Per chi comincia, ma anche per quegli artisti che già praticano queste meravigliose arti, l’unico consiglio che mi sento di dare è quello di definire prima l’immagine da realizzare e poi nel dubbio rivolgersi a stamperie serie con professionisti in grado di consigliare la tecnica di realizzazione più adatta, proponendovi a volte diverse soluzioni tra cui scegliere.
A proposito dell’incisione in cavo, si parla di incisione diretta o indiretta. Cosa significa?
Per incisione diretta si intende un intervento dell’autore sulla matrice atto a creare qualsiasi alterazione della superficie, che una volta stampata produca una impronta sul supporto utilizzato.
Tra le tecniche “tradizionali” di realizzazione della matrice, la più usata oggi è sicuramente la puntasecca. Poi esistono il bulino, la maniera nera, i punzoni, il dremmel, il pirografo e le tecniche collografiche che di solito non prevedono sottrazione o spostamento di materia ma aggiunta di materiali.
Il più noto tra tutti è il carborundum, ma anche vari tipi di nastri adesivi o di resine e l’uso di corrosivi (acidi, sali, soda caustica, acqua) usati direttamente sulle matrici libere, senza particolari limitazioni né protezioni che contengano i segni o le corrosioni.
Per matrici non penso solo a quelle di metallo ma anche di cartone e di carta, di plastica, di stoffa, di legno, di gesso ecc.
Con il termine incisione indiretta invece si intendono tutte quelle tecniche messe in opera sempre per ottenere alterazioni della superficie, ma questa volta attraverso l’azione regolata e controllata di corrosivi o altro.
Con altro intendo metodi di ossidazione e corrosione ottenute attraverso processi dovuti a particolari condizioni climatiche più o meno artificialmente imposte, o con elettrodi attraverso cui passa della corrente elettrica, sempre mantenendo il controllo sulle parti da corrodere o ossidare.
I corrosivi normalmente più usati sono gli acidi, primo tra tutti l’acido nitrico, ma anche alcuni sali come il percloruro di ferro e il solfato di rame, prodotti come la soda caustica o prodotti industriali corrosivi usati per altri scopi come ad esempio quelli per sgorgare le tubature.
Tutti questi prodotti sono da considerarsi molto pericolosi e vanno sempre trattati con le dovute protezioni e cautele dettate dalle norme ma anche dal buon senso.
Le tecniche “tradizionali” indirette più note sono l’acquaforte, l’acquatinta e la cera molle.
Quali sono gli usi più adatti per una tecnica o un’altra?
Naturalmente ogni tecnica di incisione si differenzia dalle altre, anche se non sempre sono così facilmente distinguibili. Ad esempio, non è poi così difficile confondere un bulino con una acquaforte. Tecniche come queste o come la puntasecca sono adatte a riproporre un segno grafico fatto di linee e incroci.
L’acquatinta viene usata per riempire campiture più o meno grandi e la sua predisposizione a ridare in stampa innumerevoli toni dello stesso colore la consacra a regina di immagini “pittoriche” e colorate. La cera molle, se ben usata, può addirittura essere confusa con un disegno a matita.
Diverse tecniche pittoriche possono essere imitate da quelle incisorie, il mio consiglio è quello di non usarle per scopi riproduttivi. Oggi esistono altri modi e apparecchiature perfette a questo scopo. Le tecniche vanno rispettate per quello che sono e che possono dare e le incisioni possono dare molto con il loro linguaggio unico e spesso irripetibile.
Qual è la tecnica di incisione più diffusa?
Per la mia esperienza professionale direi che è l’acquaforte. È una tecnica facile da imparare, anche se non immediata come la punta secca. Una volta appresi pochi fondamentali passaggi, risulta molto facile da realizzare. Permette anche numerose possibilità tonali che, aggiunte a quelle prodotte dai movimenti e dagli incroci dei segni, creano una ampia possibilità espressiva. Senza dimenticare che su una base di acquaforte si può sempre intervenire con altre tecniche per aggiungere ulteriori passaggi. La più usata a questo scopo è l’acquatinta.
E la più difficile da stampare?
Limitandoci sempre alle tecniche di incisione “tradizionali”, personalmente ritengo che nessuna tecnica sia particolarmente difficile da stampare. Altra cosa è chiedersi se è facile stampare bene diverse copie dello stesso soggetto.
Stampare vuol dire mettere in campo un mucchio di fattori. Non basta saper pulire l’inchiostro dalla matrice. Bisogna anche saper scegliere la carta adatta, regolarne correttamente la bagnatura, preparare gli inchiostri con la giusta densità per le varie tecniche, calibrare la pressione del torchio, scegliere il feltro, riempire bene i solchi durante l’inchiostratura, non svuotarli quando si pulisce, mettere la matrice a registro sul foglio, fare attenzione a non macchiare il foglio ecc.
Nonostante tutte queste e altre variabili che facilmente si possono trasformare in imprevisti, stampare una buona copia è solo questione di metodo e pazienza. Stamparne due o più è un’altra faccenda. Creare una serie di copie coerenti può risultare veramente stressante. Ho detto coerenti e non uguali e nemmeno simili perché da stampatore non autore l’unico criterio che cerco è quello di riuscire a riprodurre non una fotocopia uguale alla precedente, ma l’immagine espressiva richiesta dal suo creatore che rende quella copia un esemplare unico seppur stampato con intenti seriali.
Cosa non dovrebbe mai stampare un incisore?
Ritengo indispensabile avere il buon senso di fermare una tiratura quando viene meno questa coerenza, anche se le copie originariamente previste sono maggiori di quelle realizzate. Secondo me non si dovrebbero mai stampare copie solo perché si è deciso per qualsiasi motivo che il numero totale della tiratura deve essere quello. Se la matrice per motivi vari non rende più al meglio, bisogna fermarsi.
Come si sceglie una carta a secondo della tecnica? Quali caratteristiche deve avere?
Non ritengo la carta l’unico supporto per le incisioni, ma sicuramente è il più adatto, il più importante e il più usato. Esistono carte perfette per quasi tutti gli usi della stampa d’arte.
Come vedi il futuro dell’incisione?
Comincio con una battuta risalente ai miei primissimi giorni di lavoro nel settore della stampa d’arte. Un giorno un venditore di grafica disse a quello che vedeva come un giovanissimo e sperduto apprendista non particolarmente convinto: “Non ti preoccupare, siamo in un momento di crisi in cui la stampa d’arte sembra in declino, ma vedrai che presto tornerà ai suoi antichi fasti”. Non ricordo se le parole furono esattamente queste, ma il significato è corretto. Allora nella stamperia dove sporcavo di inchiostro le prime matrici eravamo sei stampatori a tempo pieno e esistevano numerose altre stamperie a Milano, alcune con anche più persone impiegate.
La situazione oggi è quella di pochissime persone che mandano avanti questa professione.
Avendo avuto la fortuna anche recente di accompagnare molti giovani alla scoperta di questo mondo e sapendo che in altre nazioni, anche nostre confinanti, va tutto un po’ meglio, rispondo alla domanda in modo nettamente positivo:
l’incisione risorgerà.
Non sarà mai più quella dell’eldorado, ma se il settore tutto riuscirà a mantenersi al passo con le nuove tecniche e tecnologie affiancandole alle esistenti e asservendole agli intenti espressivi contemporanei e futuri, senza snaturarsi ma imponendosi come sempre per la sua capacità evolutiva al servizio della genialità artistica, allora il futuro sarà migliore del presente. Secondo me le incisioni hanno ancora oggi una capacità di coinvolgimento emotivo infinite volte superiore a qualsiasi immagine che i tempi moderni ci propinano continuamente e che ognuno di noi è in grado di produrre e diffondere nel mondo in un nano secondo.
La tecnologia ha portato delle innovazioni?
Non solo la tecnologia ha portato oggi delle innovazioni in ogni settore della nostra vita e quindi anche in questo, ma sempre è stato così. I puristi puritani considerano tradizionali tecniche che quando vennero portate all’attenzione per anni furono osteggiate e rifiutate, esattamente come succede oggi con tecniche e tecnologie da loro considerate impure perché utilizzano mezzi comandati da intelligenze artificiali che vorrei ricordare sono comunque sempre frutto dell’ingegno umano, il problema sta sempre nell’utilizzo.
La strada della stampa d’arte in Italia è ancora lunga, troppi sono quelli che ancora oggi invocano il rogo per le streghe dell’emancipazione tecnica, o perlomeno, troppi sono i punti di potere ancora detenuti da questi inquisitori del contemporaneo, ma la base si sta evolvendo. Per fortuna molti giovani, ma non solo loro, utilizzano anche mezzi espressivi moderni che fanno parte da sempre del loro quotidiano e lo fanno senza falsi preconcetti né giudizi verso gli altri.
Mi ripeto e lo farò all’infinito perché per me è il vero credo di questa mia insana fede nella stampa d’arte: niente deve limitare la possibilità espressiva di chiunque voglia cimentarsi con le tecniche di stampa d’arte. Ogni mezzo non solo deve essere ritenuto lecito, ma va ricercato e nel caso inventato se si vuole portare al cospetto e al giudizio della gente una idea in cui si crede. L’unico dogma inalienabile e indiscutibile è la dichiarazione veritiera dei mezzi utilizzati per raggiungere lo scopo. Sarà poi il mercato a decidere se premiare o scartare.
Ringrazio tutti gli amici di Chartars. Buon lavoro.