Sembra incredibile come la carta washi, così delicata e soffice, possa essere al tempo stesso tanto forte e resistente da essere riuscita a sconfiggere il tempo e le avversità.
La sua storia inizia almeno 1300 anni fa. Ne è una prova lo Shōsōin di Nara, nella provincia di Mino, che ospita la carta più antica del Giappone, da cui prende anche il nome, mino washi, la carta giapponese più famosa. Costruito nel 756 per custodire i preziosi oggetti dell’Imperatore Shōmu (701-756), il tempio ha conservato i registri scritti su carta giapponese, risalenti all’VIII secolo.
La carta washi è in grado di resistere all’acqua ed è sopravvissuta ai numerosi incendi che hanno devastato l’antica città di Tōkyō, quando ancora si chiamava Edo, capitale degli Shōgun Tokugawa dal 1603 al 1868. La leggenda racconta infatti che per salvare i libri contabili dalle fiamme, i commercianti li mettessero nei pozzi. Una volta asciutta, la carta giapponese torna alla sua forma originale, mantenendo intatti i caratteri scritti con l’inchiostro.
Probabilmente è una delle ragioni per cui ha preso così piede nella vita dei giapponesi, per la sua capacità di rinnovarsi e mai distruggersi.
Carta washi: cos’è
La carta washi è una carta tradizionale giapponese, realizzata a mano.
La parola “washi” significa “carta giapponese”. È caratterizzata da una consistenza e un aspetto unici, che possono variare a seconda del tipo di fibra utilizzata, del metodo di produzione e delle tecniche di tintura impiegate.
la carta washi è molto apprezzata per il suo aspetto naturale e organico, che può aggiungere un senso di autenticità e tradizione a vari progetti creativi.
È durevole, forte e resistente, ecco perché è usata per varie applicazioni artistiche e decorative.
Prodotta per oltre 1.300 anni, ha una lunga storia culturale.
La carta washi è stata utilizzata per molte attività importanti come:
– la scrittura di documenti ufficiali,
– la creazione di opere d’arte come i dipinti a inchiostro,
– per la produzione di oggetti tradizionali come le lampade e gli ombrelli,
– per la creazione di abiti e kimono.
Oggi è un simbolo della cultura e della tradizione giapponese, ed è stata inserita nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO nel 2014.
Ha addirittura un museo dove poterla ammirare. La cittadina di Mino, nella prefettura di Gifu, che gode della maggiore produzione di carta giapponese, ospita infatti il Mino Washi Museum, dove è possibile scoprire la storia, le tecniche di lavorazione, oltre a partecipare a mostre e laboratori.
Come si produce
Il segreto della lunga vita di questa carta sta nella scelta delle materie prime che la compongono e nelle tecniche che ne governano da secoli la lavorazione.
La produzione di carta washi comporta una serie di processi artigianali che richiedono tempo, esperienza e maestria. I maestri cartai giapponesi trascorrono anni a perfezionare le loro tecniche per produrre carta washi di alta qualità.
La pianta che viene impiegata per la fabbricazione è il kōzo (gelso) ma si possono usare anche altri tipi di piante come il mitsumata (arbusto della carta) o il ganpi (arbusto giapponese).
Il momento ideale per la produzione della carta washi giapponese è la fine dell’inverno, quando l’acqua è naturalmente ghiacciata e priva di impurità.
Nella manifattura della carta washi le fibre delle piante sono pestate e tirate, anziché macinate come nella produzione della carta “moderna”; questo procedimento contribuisce alla maggiore resistenza e flessibilità del prodotto finale.
La fibra viene ammorbidita, pulita e cotta per rimuovere le impurità. Questo passaggio è uno dei più importanti per ottenere una carta di qualità ed è affidato a donne con una lunghissima esperienza, che passano infinite ore curve davanti alle vasche di acqua fredda, concentrate nella rimozione di qualsiasi segno di imperfezione e polvere.
Le fibre vengono poi immerse in una vasca (sukibune) riempita d’acqua e mescolate insieme alla aibika (
l segreto della lunga vita di questa carta sta nella scelta delle materie prime che la compongono e nelle tecniche che ne governano da secoli la lavorazione.
La produzione di carta washi comporta una serie di processi artigianali che richiedono tempo, esperienza e maestria. I maestri cartai giapponesi trascorrono anni a perfezionare le loro tecniche per produrre carta washi di alta qualità.
La pianta che viene impiegata per la fabbricazione è il kōzo (gelso) ma si possono usare anche altri tipi di piante come il mitsumata (arbusto della carta) o il ganpi (arbusto giapponese).
Il momento ideale per la produzione della carta washi giapponese è la fine dell’inverno, quando l’acqua è naturalmente ghiacciata e priva di impurità.
Nella manifattura della carta washi le fibre delle piante sono pestate e tirate, anziché macinate come nella produzione della carta “moderna”; questo procedimento contribuisce alla maggiore resistenza e flessibilità del prodotto finale.
La fibra viene ammorbidita, pulita e cotta per rimuovere le impurità. Questo passaggio è uno dei più importanti per ottenere una carta di qualità ed è affidato a donne con una lunghissima esperienza, che passano infinite ore curve davanti alle vasche di acqua fredda, concentrate nella rimozione di qualsiasi segno di imperfezione e polvere.
Le fibre vengono poi immerse in una vasca (sukibune) riempita d’acqua e mescolate insieme alla aibika, che mantiene le fibre sospese nella soluzione senza che si annodino tra loro.
Il contenuto della vasca viene filtrato attraverso una grande cornice dotata di un setaccio di bambù (sukisu).
Il tutto impartito da un costante movimento di oscillazione orizzontale e verticale per distribuire in modo omogeneo la polpa raccolta sul setaccio.
Il foglio di carta viene poi sollevato con cura e appeso ad asciugare all’aria libera o su una griglia.
La carta washi tradizionale viene essiccata all’aria aperta, utilizzando la luce solare e l’aria fresca.
, che mantiene le fibre sospese nella soluzione senza che si annodino tra loro.
Il contenuto della vasca viene filtrato attraverso una grande cornice dotata di un setaccio di bambù (sukisu).
Il tutto impartito da un costante movimento di oscillazione orizzontale e verticale per distribuire in modo omogeneo la polpa raccolta sul setaccio.
Il foglio di carta viene poi sollevato con cura e appeso ad asciugare all’aria libera o su una griglia.
La carta washi tradizionale viene essiccata all’aria aperta, utilizzando la luce solare e l’aria fresca.
Quante tipologie di carta washi esistono
Esistono moltissime varietà di washi, ma le più comuni sono tre:
Ganpishi (雁皮紙): ha una superficie liscia e lucida e viene utilizzata principalmente per la creazione di oggetti artigianali o libri. Prodotta in quantità limitata poiché la coltivazione della pianta gampi – da cui è ottenuta – è estremamente complicata e quindi si attinge esclusivamente dalle piante selvatiche.
Kozogami (楮紙): la più diffusa, con una consistenza simile alla tela.
Mitsumatagami (三椏紙): anticamente utilizzata per la stampa di banconote.
La storia della carta tradizionale giapponese
La leggenda narra che sia stato il monaco buddista coreano Donchō a introdurla in Giappone, attorno al 610. Alcuni ipotizzano che nel paese esistesse già una fabbricazione di carta prodotta dalla corteccia di alberi.
Per molti anni la carta washi rimase un’esclusiva delle classi più benestanti. Nel corso dei secoli diventò sempre più accessibile e fu così che varie località del paese svilupparono i propri segreti di fabbricazione, le proprie tecniche, i propri tipi di washi.
Se in tempi antichi la carta washi veniva utilizzata all’interno delle abitazioni per attenuare l’intensità della luce esterna, uno dei suoi impieghi attuali più comuni è legato alla produzione delle chōchin, le tradizionali lampade appese all’esterno dei ristoranti in Giappone.
Nel periodo della dinastia Heian (794-1185), gli artigiani raggiunsero uno straordinario grado di maestria nella fabbricazione della carta, producendo varietà di washi di altissima qualità.
Le tecniche di fabbricazione si raffinarono sempre di più e la pasta della carta fu arricchita con petali, erbe, foglie, polveri d’oro e d’argento. Venne aggiunto anche l’incenso che preservava la carta dall’attacco degli insetti.
Presso la corte imperiale le carte pregiate venivano utilizzate nello scambio di poesie waka (brevi componimenti poetici).
Nelle successive epoche Kamakura (1185-1333) e Muromachi (1333-1568), la produzione di washi si intensificò, restando comunque caratteristica delle comunità contadine, che vi si dedicavano nei lunghi mesi invernali.
Usi della carta washi oggi
Negli ultimi anni, la carta washi è diventata sempre più popolare anche in Occidente, grazie alla crescente diffusione dell’arte e dell’artigianato giapponesi. In Giappone ci sono anche diversi musei dedicati alla storia e alla produzione di questa antica carta.
Oggi la carta washi è utilizzata in molte forme d’arte e artigianato. Alcuni esempi:
Origami: la carta washi è spesso utilizzata per creare modelli di origami, poiché è facile da piegare e ha una texture versatile.
Calligrafia: è stata tradizionalmente utilizzata per la calligrafia giapponese, poiché la sua consistenza leggera e porosa consente di assorbire l’inchiostro in modo uniforme.
Pittura ad acquerello: la carta washi è nota per la sua capacità di assorbire e distribuire uniformemente l’acqua e i pigmenti, perfetta per la pittura ad acquerello.
Lampade: spesso è utilizzata per creare lampade a mano, poiché essendo traslucida permette alla luce di diffondersi in modo uniforme.
Cartoline e biglietti d’auguri: la carta washi è spesso utilizzata per creare cartoline e biglietti d’auguri.
Questo poiché la sua texture unica e le sue proprietà di assorbimento dell’inchiostro la rendono ideale per la stampa e la calligrafia.
Decorazioni: per la sua particolarità, è usata anche per creare allestimenti e scenografie.